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Analisi delle reti sociali
Staff di ricerca: Prof.ssa Anna Maria Rizzo – Responsabile scientifico;Anna Maria Protopapa - Coordinatrice Ricercatore Senior; Alina Fano – Analisi dei Progetti Ricercatore Junior; Pasqua Conserva – Intervistratrice Ricercatore Junior; Paola Valentina Scialpi – Intervistratrice Ricercatore Junior
Oggetto della ricerca era la situazione reale della interazione con il territorio dei progetti formativi delle Scuole Polo, attraverso una analisi dei contesti deputati a creare una rete territoriale finalizzata al benessere dello studente: lo studente stesso, la scuola e le istituzioni territoriali. Obiettivo era verificare la presenza, nei Progetti e nelle attività da essi poste in essere, di elementi che potrebbero consentire di migliorare la qualità “di sistema ” degli interventi. L’azione di sistema richiede un forte investimento nella costruzione e definizione della rete di collaborazioni, interazioni e scambio tra le scuole e i diversi soggetti che all’interno dei territori d’appartenenza agiscono verso finalità confluenti; richiede altresì un alto livello di confronto e la definizione di procedure che garantiscano l’esito di interventi diversificati ma orientati verso un unico scopo.
Una analisi delle reti attivate, in questo caso specifico, dalle Scuole Polo, attraverso la attuazione di Progetti diversi, ma tutti orientati al macroobiettivo “La scuola che promuove la salute”, non può prescindere da quei soggetti istituzionali che sono deputati a creare la rete di protezione intorno al benessere del minore o del giovane: la scuola stessa, gli Enti locali, la AUSL.
Da queste valutazioni è scaturita la scelta di focalizzare l’indagine sui soggetti che costituiscono i nodi primari del network sociale di riferimento e che potevano possedere la rappresentatività esemplare per comprendere la realtà da studiare:
a. Operatori scolastici
b. Dirigenti degli Enti locali coinvolti territorialmente
c. Dirigenti dei Distretti socio-sanitari territoriali
d. Studenti
Contemporaneamente, oggetto dell’indagine sono stati anche i singoli Progetti e le azioni da essi sviluppate: nei contenuti, nelle metodologie, nei risultati.
Attraverso metodi di osservazione esperienziale e sistematica dei processi si è inteso restituire la dinamica dello sviluppo del progetto e delle azioni, ricostruendo i fatti e scoprendo le relazioni e i significati. L’approccio prescelto, di tipo qualitativo e interpretativo, ha consentito di documentare l’esperienza, ma ha anche offerto elementi utili per una eventuale riprogettazione delle azioni. La ricerca è stata pianificata, attraverso la stesura di un Progetto esecutivo, che dettagliava azioni, fasi e tempi.
Il Gruppo di ricerca ha valutato che l’oggetto della ricerca richiedeva l’utilizzo di metodologie e strumenti della ricerca qualitativa, configurandosi come una ricerca sulle unità sociali naturali. Inoltre, in funzione dell’obiettivo, si è ritenuto di dover realizzare una ricerca esplicativa, che riuscisse a indagare e interpretare le reciproche relazioni fra i contesti oggetto della ricerca; una ricerca a bassa formalizzazione delle procedure, basata su documenti e interviste.
Le metodologie di ricerca prescelte sono state due:
1. Studio e analisi di documenti istituzionali: classificazione e analisi dei cinque Progetti elaborati dalle cinque Scuole Polo, con valutazione dello stato delle azioni sviluppate; studio di eventuali altre ricerche, che presentassero elementi di analogia.
2. Utilizzo delle interviste, come strumento di rilevazione accuratamente programmato, ai soggetti dotati di rappresentatività esemplare.
Sono stati presi in considerazione i seguenti documenti:
a. I Progetti delle cinque Scuole Polo.
b. I progetti realizzati dalle Scuole Polo nei due anni precedenti.
c. I Piani di Zona ex lege 328/2000 ed ex l.r. 19/20006
d. Ricerche e saggi esistenti sulle tematiche oggetto della ricerca.
e. Stato dei lavori dei Progetti delle cinque scuole polo a marzo 2008.
Lo strumento dell’intervista è stato utilizzato con tre diverse modalità:
a. intervista discorsiva o semistrutturata, tecnica d’interrogazione basata su domande aperte, alle quali l’intervistato può rispondere liberamente e con parole sue alle domande poste dall’intervistatore: individuati preventivamente alcuni «concetti sensibilizzanti», è stato predisposto un elenco di domande, una scaletta d’intervista, cui attenersi. Questo tipo di intervista è stata somministrata a operatori scolastici delle cinque Scuole Polo.
b. L’intervista a testimoni privilegiati (key informants), rivolta, cioè, a persone che per il loro ruolo sociale, per la professione che svolgono o per l’esperienza personale, possiedono una conoscenza diretta e approfondita del problema in studio e vengono intervistati in qualità di esperti del problema che possono contribuire con la loro personale conoscenza a individuare le dimensioni meno conosciute e gli aspetti meno visibili dei fenomeni da studiare. Questo tipo di intervista è stata somministrata a dirigenti di Enti locali e AUSL dei territori interessati dalla ricerca.
c. Lo studio di casi, un’intervista libera nella quale l’intervistato svolge in piena libertà i propri ragionamenti e le proprie valutazioni. Questo tipo di intervista è stata somministrata a studenti delle cinque Scuole Polo.
I Progetti, elaborati e attuati dalle cinque Scuole Polo sulla tematica comune di “La scuola che promuove la salute”, si sviluppano tutti, seppur con modalità diverse, verso l’obiettivo comune del benessere psico-fisico dello studente.
Gli operatori scolastici intervistati sono generalmente convinti che la scuola possa essere luogo di prevenzione e promozione della salute, anche se non manca qualche voce critica:
“è difficile che diventi promotrice di benessere quando il malessere è percepibile a tutti i livelli, a livello di lavoro, a livello di strutture, a livello di personale; già dalla segreteria al personale non docente, ai docenti e, quindi, inevitabilmente agli studenti; c’è una sorta di catena di Sant’Antonio del malessere. La scuola si farà promotrice di benessere quando si sarà tolta di dosso certi problemi, altrimenti non vedo come possa diventare promotrice di una cosa che non ha ”;
“Il vero problema è che l’educazione al benessere la dovremmo fare prima su di noi. Invece noi siamo talmente ipocriti, da questo punto di vista, da pensare che le cose vengano fatte solo per il bene dei ragazzi o comunque solo perché servono ai ragazzi. In realtà il benessere è un problema che tocca noi da vicino ”.
È comunque diffusa fra i docenti la convinzione che la scuola debba e possa essere “luogo di serenità, tranquillità, dove è possibile instaurare un dialogo con gli insegnanti ” e che il Progetto abbia offerto delle opportunità proprio sul piano della comunicazione, della “voglia che hanno i ragazzi di raccontarsi ”, ma anche di “una maggiore sensibilità da parte nostra, un confrontarsi tra di noi e dire: «Ma vedi, forse, quante volte ho sbagliato; mi stava parlando e io stavo scrivendo il registro»”. I docenti hanno dato importanza al promuovere, attraverso il progetto, la cultura della salute, ma, soprattutto, all’acquisire strumenti per saper meglio ascoltare i bisogni dei ragazzi, per dare loro risposte immediate e concrete, in quanto la scuola ha difficoltà a rispondere alle necessità dei ragazzi. Anche se a volte, nei consigli di classe, l’iniziativa “non viene recepita molto bene, perché c’è chi ha fastidio che i progetti si facciano ”.
Quando si è chiesto ai docenti quali risultati si aspettassero dal Progetto si sono avute risposte diverse: alcuni hanno evidenziato l’importanza della creazione di una rete tra le scuole afferenti alla Scuola Polo, la possibilità di mantenere nel tempo i contatti. Dunque, creare una rete fra scuole e dare continuità alla stessa, anche dopo la conclusione del progetto, perché ritengono utile la comunicazione e il confronto continuo tra i docenti appartenenti ai diversi istituti. Altri, invece, riferendosi ai risultati già ottenuti, hanno messo in evidenza il fatto che i ragazzi “sono entusiasti ” del Progetto, e sembrano essere “più sereni, soddisfatti, più integrati nel contesto scolastico ”. Si menziona un miglior rapporto studenti-insegnanti, ma anche tra gli stessi studenti, e la creazione di un clima di crescita e di discussione. Nella realtà di Altamura viene sottolineata l’incidenza del Progetto sull’accettazione della vita scolastica: si sono creati spazi per l’ascolto che hanno migliorato la comunicazione, spazi che non è possibile creare con le normali attività curriculari.
Dalle interviste ai dirigenti dei Comuni e delle AUSL è emersa la non conoscenza dei Progetti delle Scuole Polo; alla domanda se conoscevano il Progetto inerente la loro area territoriale le risposte sono state: “No, no personalmente no ”; “Ne ho sentito parlare, un attimo, fatemi focalizzare, dove … di certo sì, come logo ”; “Sì, sì, sì, sì. Io sono andata solo alle prime due riunioni, le altre riunioni hanno, purtroppo, sempre coinciso con altri impegni ”; “No, non lo so, perché c’è stato un solo incontro dove mi hanno convocata, però mi ricordo che quel giorno ero in ferie e non ho potuto partecipare. Dopo non ci sono stati risvolti ”; “Per quanto riguarda il progetto a cui lei fa riferimento, le scuole si sono organizzate in modo autonomo ”; “Noi abbiamo dato un contributo a questo istituto l’anno scorso, ma non abbiamo partecipato alle loro attività ”; “non ci hanno mai contattato per un progetto di questo tipo, di cosa parlava? ”.
La valutazione dei risultati effettivi prodotti dai Progetti non è stata possibile ai fini di questo lavoro, in quanto la ricerca, per i tempi assegnati, si è svolta mentre le azioni progettuali erano ancora in corso o, addirittura, appena avviate. Tutti i docenti hanno affermato che il progetto è sicuramente utile sia per il percorso formativo che per la formazione personale degli studenti: “Può avere una valenza forte ed innovativa se viene praticato nel tempo ”; “anche perché nel tempo si possono valutare gli obiettivi di partenza e migliorarli ”; “direi anche al di là dei finanziamenti, al di là delle previsioni istituzionali che vengono dall’Ufficio Regionale, da quello provinciale; penso che l’esigenza di far qualcosa in questo senso ci sia comunque”; “i risultati sono migliori di quelli sperati inizialmente … quello che noto è un coinvolgimento, un coinvolgimento autentico, una partecipazione autentica ”.
Anche gli studenti affermano che il Progetto è stato utile “perché mi ha….come posso dire…..mi ha fatto crescere ”; “abbiamo migliorato le nostre abitudini alimentari con i consigli che ci sono stati dati ”; “è una cosa che mi arricchisce ”.
Non è stato possibile analizzare la documentazione di verifica e valutazione delle attività perché non erano ancora state realizzate, “perché non abbiamo completato il progetto e mi sembra anche giusto, invece, poter fornire dati attendibili ”; alcune Scuole prevedevano di realizzare tali attività nel mese di settembre 2008.