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Esperimenti di cittadinanza
Staff di ricerca: Prof. Carmine Zocco - Responsabile scientifico; Dott.ssa Graziana Basile - Sociologa; Dott.ssa Santina Circolo – Sociologa; Dott.ssa Ornella Ricchiuto - Sociologa
La ricerca ha inteso indagare come vengono intesi la partecipazione attiva e il senso di cittadinanza dall’universo giovanile preso in esame. La dialettica giovani/istituzioni deve oggi perseguire e realizzare un modello più efficace. Non basta che le istituzioni chiedano ai giovani “di cosa avete bisogno?”, ma cosa le persone possano/vogliano dare e come favorire la realizzazione delle potenzialità. E’ fondamentale individuare i modelli di partecipazione che le istituzioni locali oggi offrono ai giovani e come questi li percepiscono e li “abitano”. Sarà allora più agevole rilevarne i limiti e le criticità su cui lavorare per costruire pratiche di cittadinanza attiva più consapevoli e creative. La ricerca, attraverso la somministrazione di un questionario, si pone come primo momento fondamentale di questo processo. La partecipazione, inoltre, chiama in gioco l’identità collettiva ed il gruppo, quale tramite necessario tra il singolo ed il sociale più ampiamente inteso, luogo di identità e di democrazia resa possibile dal controllo delle proprie azioni attraverso il feedback. La ricerca mira ad esplorare il rapporto dei giovani adolescenti in relazione all’effettiva partecipazione attiva. I soggetti che sono stati studiati in qualità di individui e cittadini contemporanei, sono adolescenti residenti in Puglia, nello specifico Bari,capoluogo di regione, e nell’hinterland barese.
Obiettivo dell’indagine consiste nell’indagare sul tema della cittadinanza giovanile, fenomeno complesso e multi-dimensionale, da diversi punti di vista con lo scopo di ricostruire lo scenario interpretativo entro cui situare l’atteggiamento dei giovani in relazione al sentimento di fiducia o di sfiducia relativa alla vita politica nazionale e territoriale, al grado di interesse verso la vita di comunità in relazione alle nuove forme di partecipazione. Nello specifico si è cercato di analizzare la galassia giovanile in relazione al concetto di cittadinanza, offrendo una prospettiva privilegiata per interpretare le nuove forme di partecipazione, la direzione delle nuove generazioni in relazione alle conseguenze del mutamento sociale, con particolare riferimento al rapporto tra giovani e sfera pubblica partecipativa Lo strumento di rilevazione, utilizzato nell’indagine “Esperimenti di Cittadinanza” è stato il questionario colloquiale, somministrato da un gruppo di intervistatori a un campione di 375 studenti delle scuole superiori della provincia di Bari. Particolare attenzione è stata posta all’individuazione del campione al fine di assicurarne la rappresentatività. Considerando che un’estrazione casuale semplice dei casi da intervistare avrebbe potuto portare, vista l’estensione dell’universo di riferimento, alla sottorappresentazione di alcune variabili, sono stati adottati criteri di stratificazione proporzionale, prima di procedere all’estrazione casuale: tipo di scuola frequentata, età, sesso.
In ambito sociologico il rapporto tra giovani e cittadinanza attiva e sociale viene a definirsi su due livelli differenti: un primo livello micro in cui il rapporto tra le due variabili dipendenti si deve intendere in relazione alle più ampie tendenze comportamentali e culturali giovanili, in cui l’unità d’analisi è costituita sia dal singolo giovane o, come in questo caso, dai 375 giovani intesi come campione rappresentativo. A livello macro è altrettanto necessario collegare gli atteggiamenti politici partecipativi dei giovani alla luce delle tendenze e dei mutamenti politici attuali. Soltanto tenendo contestualmente conto di questi due ordini di fattori è possibile interpretare le specificità e le caratteristiche della percezione e del reale vissuto dei giovani studenti baresi. L’aspetto da cui conviene partire consiste nell’analisi dei valori e degli atteggiamenti. Salta subito agli occhi, dati alla mano, come il rispetto verso gli altri (99,2%) e il sentimento dell’amicizia (99,0%) risultino essere i valori predominanti alla base del vissuto giovanile. In effetti questi due valori sono strettamente correlati tra loro. Il rispetto può essere definito come riguardo e considerazione dà e verso gli altri, spesso quindi verso gli amici. A livello personale, il rispetto di se stesso appare essere una qualità da sviluppare: nel senso che una persona ha del valore nel modo che si occupa di sé e degli altri. Mentre al livello collettivo, il rispetto è la base della stima dell’altro, rafforzando la convinzione che gli esseri umani si arricchiscono reciprocamente, pur accettando le differenze di ciascuno, cercando di crescere assieme.
I giovani condividono la valorizzazione di tutto ciò che concerne la relazionalità ristretta: intendendo con ciò gli affetti più vicini, ovvero le relazioni familiari (97,9%) e l’amore (94,4%), nonostante la loro crescente fragilità. Queste sfere affettive rappresentano una risorsa insostituibile per ogni persona. La famiglia è il primo luogo naturale di aggregazione, accoglienza e crescita della persona. Proprio per questo, essa non è solo un soggetto privato, ma è un soggetto sociale, dal cui benessere dipende quello dell’intera società: essa è il luogo naturale per il dialogo, il confronto e anche la partecipazione e condivisione di gioie, problemi e interessi personali. Il sentimento dell’amore risulta essere il passaggio successivo alla famiglia, ovvero amare un altro essere umano che non sino i genitori: i ragazzi innamorandosi vivono i loro primi amori nella pienezza e nel rispetto.
Nella maggioranza dei casi i ragazzi che hanno compilato il questionario sembrano essere dotati di una discreta autostima, si presentano come persone ottimiste, fiduciose nelle proprie possibilità ponendosi obiettivi ambiziosi per il futuro, raggiungibili attraverso una buona formazione scolastica. Al pari, risulta essere fondamentale il senso solidaristico (73,3%) come sentimento sociale basato su ciò che può accomunare soggetti e gruppi sociali in un contesto pluralistico: ad esempio i diritti nella loro universalità, l’interesse a perseguire e tutelare i diritti altrui. I giovani, dunque, sembrano orientati a valorizzare maggiormente quegli aspetti della vita collettiva che costituiscono i pre-requisiti per relazioni positive di comunità. Sembrano condividere la maggior valorizzazione di libertà, amicizia, interessi culturali, tempo libero, dimensioni più facilmente riconducibili all’affermazione individuale, con un’eccezione che vede una maggiore apertura a impegnarsi nella vita pubblica e relazionale. Per quel che riguarda la conoscenza da parte dei giovani dei punti informativi presso cui attingere informazioni, nello specifico lo sportello Informagiovani, la ricerca evidenzia che solo l’11,7% è a conoscenza della presenza di tale servizio nel comune di residenza, mentre il 28,8% dei ragazzi ha risposto negativamente. Il dato rilevante riguarda il responso “non so”, pari al 59,5% dei giovani che può essere addebitato alla mancata informazione della presenza di tali servizi creati ad hoc per i giovani e al loro mancato vissuto nel proprio territorio.
A sottolineare la mancanza d’informazione e, contemporaneamente, l’esigenza giovanile di spazi dove vivere e condividere le proprie esperienze, al di fuori delle mura domestiche e scolastiche, è l’abitudine riscontrata in numerosi gruppi giovanili, composti di 15 – 20 ragazzi (soprattutto nell’hinterland barese piuttosto che nel capoluogo), di prendere comunemente in affitto uno stabile semi ammobiliato, solitamente denominato locale. Questi locali, pochi dei quali affittati con regolare contratto, divengono il luogo in cui giornalmente i ragazzi si riuniscono e realizzano svariate attività (svolgere i compiti scolastici, vedere i film (Tab 6.1)
I forum giovanili consentono di partecipare e orientare le scelte amministrative per rispondere correttamente alle esigenze di questa fetta di società, ma possono essere anche delle occasioni di crescita e formazione per l’inserimento nel mondo del lavoro, non solo attraverso l’informazione mirata, ma offrendo anche la possibilità di accedere ai programmi europei in favore dei giovani.11 In primo luogo, è stato chiesto ai giovani se sono a conoscenza dell’attivazione di un forum giovanile nell’area in cui abitano; il 19,5% dei ragazzi ha risposto affermativamente, il 28,3% in maniera negativa, e più della metà dei ragazzi, pari al 52,3%, ha dichiarato di non essere a conoscenza di tale servizio (Tab.6.2.).
In riferimento alla conoscenza di un spazio polivalente di aggregazione giovanile (Tab.6.3.), il 34,4 % dei ragazzi ha risposto in maniera affermativa, il 22,1% ha risposto negativamente e il 43,4 % ha asserito di non essere a conoscere dell’esistenza o meno di tale spazio. Occorre evidenziare che la maggior parte dei ragazzi ha considerato lo spazio polivalente di aggregazione giovanile come uno spazio polisportivo, una cittadella dello sport, in cui l’area sportiva diventa uno spazio aperto e transitabile da coloro che risiedono nel quartiere limitrofo e nel paese, uno spazio adibito allo svolgimento delle attività ginniche, facilmente fruibile da tutti e che sia in grado di soddisfare la popolazione invogliandola alle diverse attività motorie.
Anzitutto il centro polivalente di aggregazione giovanile si presenta come un laboratorio di promozione inteso come nuovo soggetto imprenditoriale collettivo, espressione degli interessi, delle passioni, delle competenze maturate dai giovani del territorio, in grado di rilevare la gestione della struttura nel prossimo futuro. Promozione intesa anche come cantiere aperto a tutta la comunità in cui gruppi musicali, collettivi editoriali, piccole etichette, competenze di informatici, associazioni di diverso genere e laboratori teatrali, di scrittura partecipano assieme, sperimentando e realizzando le proprie progettualità e passioni. Uno spazio dove incontrare nuove persone, nuove idee, nuovi stimoli, in cui le iniziative degli stessi giovani siano accolte senza problemi a livello burocratico e amministrativo, specifico delle istituzioni; spazio in cui venga facilitata la socialità e la contaminazione dei differenti saperi.
Dal campione analizzato, emerge un quadro caratterizzato dalla disinformazione giovanile, poiché più della metà dei ragazzi dichiara di non essere a conoscenza dell’attivazione di uno sportello informagiovani (il 59,5%), di un forum giovanile (il 52,3%), e di uno spazio polivalente di aggregazione giovanile (il 43,4%). Il livello più elevato di non conoscenza, in relazione allo sportello informagiovani e al forum giovanile, si riscontra negli studenti che frequentano gli istituti tecnici (Tab.1. – Tab.2.), mentre per quanto riguarda lo spazio polivalente di aggregazione giovanile non si notano differenze tra i tipi di scuola (Tab.3.); inoltre, sono i ragazzi del biennio a essere più ignari dell’attivazione dei suddetti servizi rispetto a quelli del triennio (Tab.1.3. – 2.2. – 3.2.) e ciò testimonia la persistente tendenza di esclusione dei “giovanissimi” dalla vita della comunità.
Tuttavia la disinformazione è consistente anche tra coloro che frequentano il triennio, tanto che le percentuali sono lievemente più basse rispetto agli studenti del biennio. Occorre sottolineare che le ragazze sono meno informate dell’eventuale attivazione di uno sportello informagiovani nel comune in cui abitano e superano di circa 7 punti percentuali i ragazzi (Tab. 1.2.), inoltre il 50,5% delle ragazze non è al corrente dell’esistenza di uno spazio polivalente di aggregazione giovanile (Tab.3.1.).
Probabilmente le ragazze preferiscono risolvere i problemi della vita quotidiana in modo autonomo, risultando indifferenti alla sussistenza di un aiuto istituzionale; inoltre, esse prediligono attività ricreative “tranquille” (ascoltare musica o guardare la tv), piuttosto che frequentare uno spazio polivalente di aggregazione che solitamente gli intervistati hanno considerato come spazio polisportivo, ove si svolgono sport.
A prescindere dal genere, è evidente un atteggiamento di indifferenza dei giovani rispetto alle attività che offrono le istituzioni locali; tale atteggiamento viene riconfermato dallo scarso utilizzo dei servizi: il 29,5%, il 38,3% e il 56% dei giovani non hanno mai usufruito, rispettivamente dello sportello informagiovani, del forum giovanile e dello spazio polivalente di aggregazione giovanile.
È plausibile che il disinteresse del mondo giovanile sia legato a una sfiducia profonda per cui ogni adolescente non ritiene possibile che le istituzioni possano prestare concretamente servizi efficienti ai ragazzi. I giovani, ignari dei servizi attivati nel comune d’appartenenza, sono coloro che sostengono anche di voler rimanere alla larga dalla politica e che quest’ultima è per nulla o poco importante nella propria vita. (Tab. 1.10 – 1.19 – 2.9. – 2.19 – 3.12 – 3.23). La distribuzione delle iniziative e/o attività possibili che possano favorire l’aggregazione, secondo i ragazzi intervistati, va da aspetti culturali – ricreativi ad attività specifiche che investono anche gli ambiti sociali della comunità.
Nello specifico la distribuzione delle loro scelte è così formata: centri di aggregazione giovanile (26,1%), associazioni e attività sportive (18,5%), associazioni ricreative e attività culturali (18,4%), consulte giovanili e confronto con la pubblica amministrazione (13,8%). Questi primi quattro ambiti costituiscono la parte maggiormente desiderabile dagli adolescenti della provincia di Bari; a seguire, con un piccolo scarto percentuale (più o meno dell’1%), ci sono gli eventi culturali, i centri di ascolto e consultori, il volontariato, il servizio civile e gli spazi aperti. In ultimo le associazioni e le attività di tipo religioso (4,0%) e gli sportelli informagiovani (2,6%). I dati mostrano che anche i giovani della provincia di Bari siano vezzi a particolari pratiche di “consumo” con particolare riferimento alla cultura, in senso ampio del termine. Da sempre la cultura è stato il meccanismo attraverso il quale l’uomo ha trovato una produzione di senso, un processo sociale di costruzione di significati culturali diffuso in tutti i contesti. Uno strumento attraverso il quale ogni società umana legge e interpreta le prospettive esistenziali aperte da tutti gli ambiti di attività.
La cultura è quindi legata essenzialmente a un contesto specifico, ad un luogo definibile all’interno del quale si dispiegano atteggiamenti, valori, credenze, ideali e abitudini. È opportuno, dunque, interrogarsi sui motivi che spingono i giovani ad avere diffidenza nei confronti delle istituzioni; in particolare, nel presente lavoro di ricerca si è rilevato se le istituzioni locali offrono servizi (ad es. sportelli informagiovani, forum giovanili, spazi polivalenti di aggregazione giovanile) e, se questi sono attivi, è stato interessante coglierne l’utilizzo e il giudizio da parte delle giovani generazioni. La ricerca costituisce uno studio-pilota sul rapporto giovani e cittadinanza attiva e ciò ha messo in luce la frattura, l’incomunicabilità, la netta spaccatura tra l’universo giovanile e quello istituzionale; dunque, si sottolinea la necessità di scambi in-formativi e di progetti comuni e condivisi tra giovani e istituzioni, cogliendo i bisogni, le proposte, le istanze avanzate dai ragazzi che attualmente sono scarsamente inclusi nelle politiche sociali a essi rivolte. I dati infatti, sottolineano che mediante un rapporto collaborativo, anziché conflittuale, tra giovani e istituzioni, è possibile realizzare pratiche di cittadinanza attiva, più consapevoli e creative, affinché ogni singolo soggetto possa sentirsi effettivamente integrato e partecipe all’interno della comunità.
Per concludere, la partecipazione porta con sé necessariamente anche il tema del cambiamento, non solo di ordine cognitivo ma anche reale e concreto. Le principali caratteristiche della partecipazione sociale che emergono dall’analisi dei dati possono essere così riassunte:
- forma attiva (si ha il potere di autodirigere la propria vita e insieme con altri quella della comunità);
- forma condivisa (allarga il senso della relazione all’intera comunità, conducendo attraverso il confronto e il dialogo alla costruzione di mondi possibili e condivisi, decisioni comuni e responsabilità);
- forma visibile (dà forma a cambiamenti, idee, progetti, scelte, azioni concreti e rintracciabili).
Oggi, invece, definendo la cittadinanza come partecipazione ad una comunità, e dunque rendendola un elemento che permette di usufruire delle risorse potenzialmente disponibili, la questione sembra spostarsi piuttosto verso il riconoscimento di una stretta relazione tra cittadinanza e disuguaglianza, poiché la cittadinanza-partecipazione definisce chi è membro di una società comune e chi non lo è. Essa sancisce differenze- e non già uguaglianze- tra i cittadini. Come sottolineato precedentemente, una caratteristica essenziale della partecipazione è il suo essere “attiva”, specificazione applicabile anche alla cittadinanza. Questo ci porta da un piano astratto e giuridico ad uno empirico e fattivo, poiché ne descrive un particolare modo di manifestarsi, che concretamente trasformi uno “status” in un “fare”.
La cittadinanza attiva è dunque definibile come capacità dei cittadini di organizzarsi in modo multiforme, di mobilitare risorse umane, tecniche e finanziarie, e di agire con modalità e strategie differenziate per tutelare diritti esercitando poteri e responsabilità volti alla cura e allo sviluppo dei beni comuni. L’essere attivamente cittadini, come già sosteneva Aristotele, diviene non solo mezzo di esplicitazione e di protezione di istanze, di bisogni e di interessi sociali ma assume anche valore per lo sviluppo personale e morale dei singoli: la comunità della partecipazione diviene dunque il ponte da gettare” tra la sfera privata e quella pubblica, rendendo possibile il recupero del mondo individuale nell’ambito di una “comunità di relazioni e non solo di istituzioni”. Il passaggio alla comunità competente intesa come collettività capace di una lettura critica su se stessa tale da riconoscere i propri bisogni e mobilitare le risorse umane, economiche politiche per soddisfarli è a questo punto naturale.